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L’archetipo dell’atleta: un impulso alla motivazione!

“Lo sport insegna che per la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano. Nello sport come nella vita”. Queste parole sono di Pietro Mennea, campione olimpico dei 200 metri piani a Mosca nel 1980, primatista mondiale dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, che costituisce tuttora il record europeo. Stiamo parlando di uno dei più grandi atleti italiani di tutti i tempi.

Ed è proprio l’atleta, archetipo secondario dell’eroe, il nostro focus di marzo.
Se l’archetipo dell’eroe ci insegna ad affrontare la realtà con padronanza e a usare la forza e l’intelligenza per superare gli ostacoli, l’atleta va un po’ più a fondo, e ci parla dell’impegno costante che sta dietro a ogni grande impresa.
Perché è grazie al duro lavoro e a un fitto calendario di allenamenti che Pelè, Muhammad Ali, Roger Federer, Michael Jordan e Pietro Mennea sono entrati nella storia, oltre che grazie al loro indubbio talento.

In altre parole, l’atleta ci apre gli occhi sull’importanza di avere una mentalità dinamica piuttosto che statica.
La mentalità statica crede nell’assunzione che il talento sia innato, qualcosa che possediamo fin dalla nascita e su cui c’è poco da fare. Il successo è visto come la naturale conseguenza delle abilità ereditate quando siamo stati concepiti. Secondo questo principio, Mennea era già Mennea quando è venuto alla luce, perché la sua grandezza era già scritta nel suo DNA.
La mentalità dinamica, al contrario, crede che il successo sia basato piuttosto sul duro lavoro, sulla continua voglia di apprendere, su un allenamento costante e sull’orientamento al risultato e sul perfezionamento delle strategie per arrivarci. Quindi Mennea diventa Mennea perché guidato da una passione e da un forte spirito di abnegazione, che l’hanno portato a perseguire i suoi obiettivi lavorando con costanza, intenzionalità e tenacia.

La buona notizia, ci rassicura l’atleta, è che la prospettiva si può cambiare, e la nostra mente, proprio perché dinamica, può essere allenata a diventarlo sempre di più.

L’atleta, disciplinato e orientato al risultato, ci aiuta anche a combattere la procrastinazione, il nemico numero uno quando si intraprende un percorso di crescita personale. Procrastinazione non è necessariamente sinonimo di pigrizia: a volte rimandiamo un compito o un progetto anche per motivi che con la pigrizia hanno poco a che fare: eccessivo perfezionismo, mancanza di autostima, paura di fallire. Ancora una volta, questo archetipo ci esorta ad abbracciare una mentalità dinamica, che porta ad accettare gli inevitabili fallimenti, e a utilizzarli come sprone per correggere il tiro e provare nuove strategie e nuove strade.

I consigli dell’atleta per restare motivati: organizzare l’agenda per obiettivi anziché per cose da fare, navigare la giornata con organizzazione, e soprattutto, prima di avviare qualsiasi progetto, chiedersi sempre: “qual è il beneficio che avrò dietro a ogni risultato che perseguo?”. Se ci si concentra sulla ricompensa desiderata, la sequenza delle singole fasi che portano a quel beneficio sarà una scala meno ripida da percorrere, e ne sarà valsa la pena.

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Articolo di: Giulia Monaco, Junior Project Manager

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